Musica
Tesori da conservare |intervista di Federica Mingarelli
Dialetti d’Italia, l’Italia s’è desta la tradizione passa per la musica L’idea >> Sarà nei negozi da venerdì il doppio cd che contiene i brani storici di ogni territorio
Ci ricorda le nostre radici, ci
mantiene legati al passato,
rievoca immagini dei nonni che
discutono tra loro ai pranzi di
famiglia. Il dialetto è un tesoro
da conservare, a costo di strappare un
piccolo pezzetto di terreno ad una
globalizzazione dei costumi e delle
tradizioni sempre più imminente e
necessaria. Ed ecco che
improvvisamente sorgono e proliferano i
telegiornali in vernacolo, e non solo nelle
regioni del Nord, dove la lingua è una
questione politica (ad esempio su
TelePadania) ma anche in Puglia, dove è
nato il primo notiziario in dialetto, Tg
Nuestre, o a Bergamo, a Brescia, e infine
le news in lingua cimbra e mochena delle
valli trentine, e le produzioni
sovvenzionate dagli enti locali in Sicilia e
Sardegna. Ed ecco che persino
l’istituzionale Festival di Sanremo
sdogana il vernacolo per le canzoni in
gara. Lo prevede l’articolo 6 del nuovo
regolamento, che stabilisce i requisiti
delle opere in gara: il comma a) impone
la “lingua italiana”, ma poi precisa che
“si considerano appartenenti alla lingua
italiana, quali espressioni di cultura
popolare, canzoni in lingua dialettale
italiana”.
Una vera e propria rivoluzione
linguistica, che ripesca nel passato e
nelle tradizioni di ogni singola regione.
Un vintage che influenza anche la
discografia nostrana, pronta a sfoderare
un vero asso nella manica per quanto
riguarda i dialetti. Sarà infatti
disponibile nei negozi da venerdì
prossimo il doppio cd Dialetti d’Italia, la
prima compilation con i più famosi
brani popolari e dialettali della storia
della musica italiana, pubblicata da
Warner Music. Quarantasei canzoni che
ripercorrono, regione per regione, in un
ideale viaggio da Nord a Sud nella nostra
penisola: canzoni, cori, danze ed inni
tradizionali dell’Italia di un tempo. Dalle
Alpi (Montagne del me’ Piemont, La
pastorala, Il cjalzumit, La Valsugana)
alla isole (Non potho reposare, Ciuri
ciuri, Vitti ‘na crozza), dalla pianura
padana (L’uva fogarina, La bella
Gigogin, Sciur padrun da li beli braghi
bianchi) al meridione (Calabrisella,
Quant’è bello lu primm’a m m o re ,
Malafemmena, ‘O surdato ‘n n a m m u ra t o )
e al centro (Vola Vola, Tanto pe’ cantà),
le voci di cantanti e interpreti di tutte le
epoche accompagnano in un viaggio nel
cuore delle più belle melodie della
grande musica italiana e nei ricordi di
una tradizione che si tramanda di
generazione in generazione. La scelta
delle registrazioni spazia nel tempo,
dagli anni Trenta fino ai Settanta,
radunando un eterogeneo cast di artisti:
Rabagliati, Boni & Latilla, Lauzi,
Casadei, Villa, Modugno, Califano,
Rondinella, Cinquetti, Farassino, il
Maestro Pregadio, Ranieri, Taranto,
Spadaro, Vanoni, Profazio, il Quartetto
Cetra, Rascel, i Ricchi & Poveri,
Santagata e tanti altri.Come bonus track
due straordinari testi in napoletano e in
genovese recitati rispettivamente da
Totò (‘A livella) e da Gilberto Govi (Ma
se ghe penso). Per non dimenticare le
proprie radici, ma anche per divertirsi a
ricordare una tradizione canore che non
smette mai di stupire il pubblico,
italiano e non.